IL MIO PAESE

Personaggi e situazioni di un paese inventato.

Uno spettacolo di pura narrazione di Eugenio Incarnati.

Progetto sviluppato all’interno del laboratorio “Montagne racconta” tenuto da Francesco Niccolini e Claudio Milani.

Con il perenne puntello artistico di Alberto Zoina

Una produzione in collaborazione con il Festival MONTAGNE RACCONTA

E’ uno spettacolo di narrazione animata. Approdano alla scena arricchiti e fortificati in virtù del confronto con Francesco Niccolini e, nell’ambito del festival “Montagne racconta” di Larzana (TN), anche con l’attore e regista Claudio Milani.

Bambini, di età imprecisata  (forse molto piccoli, forse degli adolescenti), giocano, corrono, lottano, vivono, cercando di affermare la propria identità in un mondo di adulti che poco se ne interessa. Con il loro inestinguibile amore per la vita, sorretti da un inaspettato senso dell’onore, assurgono al ruolo di personaggi epici, autori di gesta che, se non fossero gioco, sembrerebbero eroiche.

Con un linguaggio fantastico, ironico ed evocativo, con una (s)grammatica completamente reinventata, attraverso gli occhi di questi piccoli e scapigliati rivoluzionari senza causa, riusciamo a re-immaginare la realtà, ri-scoprendola a tratti  più semplice e, a tratti, molto più ricca di misteri.

ESIGENZE TECNICHE:: Luci: Piazzato largo; piazzato stretto -luce dimmerata sul pubblico. Audio: Lavalier o microfono in funzione panoramica con impianto adeguato alla sala.

NOTA: Previ accordi, lo spettacolo può essere eseguito senza uso di apparati tecnici dove le condizioni e la situazione lo consentano (ad es: di giorno, all’aperto in luogo riparato)..

Durata:50 minuti.  Spettacolo adatto ad un pubblico vario.

Ecco, qui di seguito, la recensione scritta da TOMMASO CHIMENTI per “IL MIO PAESE” , di Eugenio Incarnati, nel festival “MONTAGNE RACCONTA”, sulle montagne del Tentino:

“Un diesel esplosivo è stato Eugenio Incarnati, arrivato da L’Aquila, che con il suo spassoso racconto sgrammaticato Il mio paese ci ha portato dentro le guerriglie preadolescenziali tra bande di ragazzini e neologismi dialettali carichi di quella semplicità di provincia che si è perduta.

Quando narra ricorda Giorgio Faletti quando faceva il poliziotto o il primo Mario Perrotta quando ci parlava di emigranti, mentre le sue vicende hanno il sapore che si ritrova nelle pagine di Pennac e momenti che ci hanno condotto direttamente a I ragazzi della Via Pal. Ci fa sentire i sapori e gli odori di una certa campagna, di cittadine ancora non industrializzate, ci porta dentro i valori familiari di una volta, i paesini dove ci si conosceva tutti, le prime ribellioni contro gli adulti e quella voglia da una parte di crescere più in fretta possibile e dall’altra di rimanere bambini, e figli coccolati, per sempre. Una vera e propria saga (che dovrebbe diventare uno spettacolo con tanti capitoli legati a questo gruppo di ragazzini) che ci ha fatto ridere e commuovere ricordando quel tempo ingenuo che non tornerà più. Incarnati è uno strepitoso interprete (uno dei migliori a Montagne), è una locomotiva, un caterpillar carico di arrosticini, una forza della natura di rara potenza evocativa. Non è facile riuscire a ricreare quell’atmosfera seppiata dell’infanzia, quasi da Goonies.
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