UTOPIA

In primo piano

27-3-2021

Dopo la pandemia, all’orizzonte si prospettano giorni di nuovo ricchi di eventi culturali e il settore, finalmente, torna a dare lavoro a tanti. 

Il mondo del teatro non ha causato contagi, grazie ad atteggiamenti seri, a piani di sicurezza rigorosi e a comportamenti di grande responsabilità. 

UTOPIA  raggruppa compagnie e festival che producono e promuovono il “teatro -ragazzi” in tutta Italia. E’ fatta di operatori professionali che credono  nel teatro come formidabile strumento non solo di svago e divertimento ma anche di formazione, di crescita e di prevenzione del disagio sociale. UTOPIA  si impegna a tutelare quel grande patrimonio creato da autori, attori, registi, scenografi, musicisti, tecnici e organizzatori che hanno scritto, le pagine più belle e stimolanti nella storia del teatro nazionale contemporaneo.

Occuparsi di arte e cultura, oggi, significa generare lavoro per le giovani generazioni.

In Abruzzo, le compagnie teatrali indipendenti rappresentano la gran parte dei lavoratori del settore, ma  rimangono poco studiate dal livello politico. Anche per questo, Teatrabile, aderisce ad Utopia, perché la politica non è solo quella dei partiti.


IL RACCONTO POPOLARE

Il racconto popolare nell’era dell’intelligenza artificiale

LABORATORI, INCONTRI E PERFORMANCE DAL VIVO

Attraverso incontri formativi, laboratori e performance, si intraprende un percorso creativo fra memoria e contemporaneità.

Sfide antiche e moderne ci mettono alla prova. Per affrontare il futuro e l’incertezza che reca con sé, è necessario guardare indietro per ricordare chi siamo. Come hanno notato illustri studiosi, il patrimonio popolare di storie e racconti, più di ogni altra cosa, riesce a parlare dell’umanità e a toccare i temi più profondi anche attraverso le vicende apparentemente più lievi. Così, le favole e i racconti tramandati oralmente, attraversando i secoli, aiutano ad orientarci e a capire al meglio l’umanità e ciò che la circonda.

E’ l’idea di un percorso fatto di incontri aperti a tutti, laboratori teatrali sulla narrazione, performance di narrazione sul racconto popolare.

Informazioni: MAIL a info@teatrabile.it o whatsapp al 329 6777332

Dacia Maraini ed il rischio del teatro-museo”

– intervista di Eugenio Incarnati.

Poetessa, romanziera, saggista, giornalista, attivista per i diritti delle donne, drammaturga, amica del teatro in tutte le sue forme, Dacia Maraini è molto amata, sia in Italia che in tutta Europa ed oltre oceano. È una figura di statura mondiale, fra le esponenti più importanti della letteratura italiana contemporanea.

Alla data di quest’intervista, il suo ultimo libro “Vita mia” è (al solito) in vetta alle classifiche letterarie.

Chi vive in Abruzzo, oltre che ai suoi libri, collega la sua figura alle tante iniziative, ai festival letterari ed alla bellissima esperienza della sua “Scuola di Drammaturgia” sulle montagne della Marsica.

Spirito pionieristico e impegno costante, non c’è cosa di cui si occupi che non segua dalla A alla Z; da direttrice artistica, ad esempio, non c’è spettacolo, presentazione editoriale o festival che non onori con la sua costante presenza in prima fila, dove non porti ossequio a chi è di scena – nemmeno (e soprattutto) se si tratta dei piccoli alunni delle scuole. Contattata, si rende immediatamente disponibile per l’intervista nonostante i suoi tanti impegni, addirittura scusandosi per la risposta pervenuta in leggerissimo ritardo. Dacia Maraini: grande talento, senso di responsabilità e nobiltà d’animo …e con lei, non si perde tempo. E allora via e, per far bella figura, domande a raffica.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Cos’è che fa nascere un tuo nuovo libro?

“Sinceramente, non so da dove venga la scintilla per un nuovo libro. È una passione che mi ha preso da quando ero bambina. Prima di tutto è nata la voglia di capire e conoscere che è sempre stata fortissima. Poi la voglia di esprimermi, di comunicare. Su questo, davvero, non so altro”.

Quanto ti influenza la situazione socio-politica attuale? Dobbiamo essere pessimisti?

“La situazione è pessima e le prospettive pericolose ma, io voglio essere ottimista perché, se ci si abbandona alla disperazione, ci si chiude in se stessi e la passività è perdente. Un minimo di fiducia nel futuro e nel buon senso degli esseri umani, secondo me, aiuta a cambiare le cose. Altrimenti si finisce nelle mani dei prepotenti e degli sciagurati”.

“Quali sono gli ostacoli più grandi al lavoro dell’artista? In Italia c’è una situazione particolare, a tuo giudizio? “

” L’Italia è ancora fra i paesi fortunati, perché da noi vige la democrazia, ovvero la libertà di pensiero, di parola, di stampa, le votazioni libere, le istituzioni autonome, ma, purtroppo, ho la sensazione che molti vorrebbero eliminare queste libertà per arrivare a una gestione autoritaria dello Stato. Spero proprio che il popolo italiano difenda le sue istituzioni”.

C’è spazio adeguato, nelle istituzioni, all’argomento “letteratura, teatro, arte in genere…” in rapporto al pubblico dei ragazzi?

Nelle istituzioni vice in larga parte l’idea che la cultura sia un prodotto radical- chic. Un disprezzo che volgarizza il pensiero creativo. Senza pensare che tutto è cultura, anche il modo di cucinare i cibi. La tendenza in teatro, oggi, da noi è il museo. Lo indica la sempre più scarsa importanza che si dà alla drammaturgia, che è la sola ad affrontare i temi dell’attualità. Si riprendono i classici, spesso non teatrali, e si adattano, secondo le esigenze della regia e dei primi attori, senza tenere conto della vera funzione del teatro, che è quella di affrontare i grandi temi dell’etica”.

Dove vanno cercati argomenti, contenuti, stimoli, ispirazioni per il nostro teatro?

“I contenuti, per il teatro, andrebbero cercati nella realtà che ci fa gioire o patire. Invece, purtroppo, il teatro gira al largo dai grandi temi reali che tormentano il paese e si dirige verso il museo, come ho detto prima. Si mettono in scena dei quadri bellissimi, cercando di trovare cose che non sono state già dette, ma senza rinnovare il linguaggio e il pensiero che sono alla base della drammaturgia”.

E il rapporto fra teatro e web?

Sono contraria anche al teatro che va sugli schermi. La peculiarità del teatro è il suo rapporto diretto col pubblico. Durante la pandemia il teatro ha sofferto perché mentre il cinema si è portato nelle case, il teatro non poteva farlo. Il teatro ha bisogno del momento pubblico, del rapporto vivo e diretto fra pubblico e attori, fra pubblico e scena.

***

Grazie, Dacia. I teatranti non possono non apprezzare questa sintetica sottolineatura sulle peculiarità di un’arte, come quella teatrale, che può estrinsecarsi solo “in presenza”. Sono motivi banalmente tecnici, quelli che, immancabilmente, trasformano il teatro, una volta messo su uno schermo, in un’altra cosa. Sarebbe lo stesso per i sogni. (Eugenio Incarnati)

Intervista realizzata per il giornale “Utopia teatro-ragazzi” nell Marzo 2022

LAERTE SCOTTI: “Dediche”

con MAURA AMATA E ALESSANDRO PARENTE

LAERTE SCOTTI

“Dediche” è il titolo del disco di Laerte Scotti, che annovera ospiti di fama nazionale e internazionale come Moni Ovadia, Daniele Sepe e altri.

Il disco presenta brani scritti da lui e altri brani iconici riadattati per organetto, fra cui “Il vecchio e il bambino”. Quest’ultimo ha una genesi particolare: Laerte Scotti ha lavorato nel disco d’oro 2024 “Canzoni da osteria” di Francesco Guccini, quindi ha omaggiato il poeta di Pavana con un brano di sua scrittura intitolato “Amico poeta”.

“Dediche”, oltre che un disco, è anche lo spettacolo che Laerte Scotti sta presentando con Maura Amata alla voce e con il maestroAlessandro Parente come ospite.

ALESSANDRO PARENTE tiene seminari e stages in tutta Italia. Da anni si dedica allo studio, alla riscoperta e alla trasmissione, spesso rivelatasi inedita, dei contenuti artistici della cultura popolare del proprio mondo natìo (l’antica Terra di Lavoro). Le sue lezioni, che coinvolgono per intero le sfere sensoriali, sono un vero e proprio racconto in note nel rispetto delle proprie radici e nel percorso verso la world music. Da trent’anni anni coltiva il progetto musicale da lui ideato ‘La scatola del vento’®: un laboratorio continuo che consente agli allievi di conoscere l’organetto e la sua storia, in un’ottica semplice, immediata, naturale, sullo stile di Giovanna Marini, dove la memoria e l’incontro di generazioni si sposano e sfociano nella musica d’insieme, come quando ancora le persone “si incontravano”.

A L’Aquila avranno, come ospite, anche il noto chitarrista Gianni Cilia.

Utilizzando l’elettronica applicata all’organetto – Laerte propone quindi un viaggio in musica, dalla nostra Terra di Lavoro, abbracciando il Mediterraneo con sonorità che accarezzano la world music e il jazz. Sperimenta sullo strumento diversi stili musicali creando un proprio linguaggio contaminato da varie influenze che accarezzano il Blues Jazz e World Music.

MAURA AMATA

Nel 2018 con la “La Scatola del Vento” ha contribuito in modo determinante alla produzione, registrazione, esecuzione e composizione dell’audiolibro “Storia di un antico suonatore di organetto” di Alessandro Parente, produzione Emons Audiolibri, letto e recitato da Moni Ovadia, in collaborazione con Ellade Bandini, Peppe Barra, Lino Cannavacciuolo, Stefano Di Battista, Paolo Fresu, Lucilla Galeazzi, Francesco Guccini, Mario Insenga, Dacia Maraini, Giovanna Marini, Piero Ricci, Antonello Salis, Daniele Sepe e Vincenzo Zitello.   Ha inoltre partecipato a numerose rassegne teatrali tra cui gli spettacoli con Eugenio Barba all’Holstebro Festuge 2001 (Odin Teatret) e con Pino Di Buduo in “Città invisibili” (teatro Potlach).

Ha suonato su dischi di Angelo Branduardi, Franco Battiato, Dan Moretti, Francesco Guccini…